Nebbia tra le onde
Karen guardava l’oceano scuro, cullata dalle onde, sulla
barca a vela. Era una giornata grigia e fumosa. Il vento le scompigliava i
capelli e gonfiava la vela bianca. Procedevano a grande velocità, verso nord.
Pochi gabbiani volavano leggeri nel cielo, e i loro richiami rauchi riempivano
l’aria fredda. Karen e la sua squadra erano partiti la mattina presto, ancora
prima che il sole sorgesse, per andare in cerca della balena. Forse sarebbero
riusciti a salvare l’irreparabile. Se avessero trovato anche soli pochi
esemplari della rara Balena grigia, avrebbero potuto salvarla dall’estinzione.
Se.
Omicidio
«Posso affermare con una certa sicurezza che quest’uomo è
morto» disse l’uomo in impermeabile, riferendosi al cadavere che giaceva sul
pavimento in un lago di sangue, con un coltello di 30 centimetri infilato nel
petto.
In effetti, era morto davvero.
Supermarket
Era un sabato come tanti altri, e Frank doveva fare la
spesa. Impresa da non sottovalutare. Frank si aggirava circospetto tra gli affettati
e i formaggi, in cerca della mitica Ricotta DellaValle. Rara quanto la Volpe
blu dell’Oklahoma, e quasi come la Volpe azzurra dell’Alabama. Quasi, ma
comunque introvabile.
All’improvviso una donna sbucò dall’angolo dei sottaceti,
e brandendo due sedani e una barbabietola lo aggredì alle spalle.
Onde tra la nebbia
Il tempo era peggiorato. Il mare era mosso, il vento
aumentava, ma nonostante tutto Karen era decisa a proseguire.
Un’ora dopo
scoppiò la tempesta. La piccola barca a vela era sballottata dalle onde.
Karen
lasciò il ponte e raggiunse la sua cabina. Era giunto il momento di provare la
Danza Placa-la-Tempesta-oppure-Muori-Sereno-tra-i-Flutti, un antico ballo Inuit
per propiziare il favore del mare. Le era stato insegnato da un’anziana del
villaggio in cui era vissuta per un anno intero. Lì aveva trovato un rifugio e
una base da cui far partire le ricerche della Balena grigia, ma soprattutto una
buona scuola di ballo caraibico e un ristorante di prodotti Inuit tipici che
avevano risollevato le sue tristi serate d’inverno.
In cerca di indizi
«Avete ricostruito la dinamica dell’omicidio? No? Ma perché
devo fare sempre tutto io!» disse indignato l’uomo in impermeabile. Si chinò
ad esaminare il cadavere. Si alzò e girò attorno nella stanza, con sguardo
pensieroso. «Sì, sì. Dev’essere andata così» mormorava. «Ecco com’è andata:
l’assassino ha preso un coltello. L’ha portato qui con sé, nell’albergo. Ha
bussato alla porta della camera. L’ignara vittima ha aperto e... E qui possiamo
soltanto immaginare cosa sia accaduto»
«E’ stato ucciso?»
«Sì, potrebbe
essere un’ipotesi».
Ferite di guerra
Frank era ancora sconvolto per l’assalto. Aveva battuto la
testa contro una confezione di formaggio stagionato, ma era sopravvissuto. La
signora che gli era, a suo dire, venuta addosso per sbalio, scusa scusa me, io
no voleva, si era poi dileguata in fretta, senza lasciare traccia. Ma ormai
Frank era abituato alle fughe, alle scortesie, agli assalti alle spalle con
sedani e barbabietole. Il supermarket del quartiere era un luogo di lotta per
la sopravvivenza: il più forte vince e si accaparra le offerte migliori. Il
debole paga.
Tomba di ghiaccio
La danza era riuscita nel modo giusto. Karen ora era stesa
nella sua cuccetta, con la testa che le girava e la gola in fiamme per il
prolungato cantare. Dopo due ore consecutive era riuscita a far placare la
tempesta. Ora gli altri tre membri dell’equipaggio, due fratelli Inuit ed un
francese con la puzza sotto il naso, stavano danzando sul ponte il Ballo-della-Pronta-Guarigione-da-Ogni-Malessere-del-Mare,
conosciuto anche come Iruk-u-nuk-jafehrgangk-lesvöbbya-ya, ovvero
Metti-La-testa-in-giù-e-Trattieni-il-respiro-finché-non-diventi-Blu-e-non-ce-la-Fai-Più.
L’equipaggio era stremato già dopo i primi due minuti e mezzo, ma erano
determinati a non mollare. Avrebbero fatto di tutto per far star bene Karen,
loro grandissima amica e l’unica della squadra in grado di leggere la carta
nautica per riportarli a casa. Di tutto.
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