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"In un presente non troppo lontano, una caccia spietata ha portato la Balena grigia sull'orlo dell'estinzione. Forse esiste ancora una speranza: l'ultima Balena. Toccherà a Frank, Karen, al vecchio Inyoshedo e ad altri inaspettati eroi il compito di salvarla. Riusciranno nell'impresa?"

venerdì 24 ottobre 2014

#8 | Unidentified Flying Object


U.F.O.

Frank non credeva agli alieni. Storie di extraterrestri, oggetti volanti non identificati, rapimenti, avvistamenti, fraintendimenti. Marziani, Venusiani, Pseudocondorpomeridiani. Tutte baggianate. Non ci credeva e non aveva intenzione di iniziare a farlo adesso.

Lacrime amare

La ragazza era in lacrime. Singhiozzava piano, cercando di trattenere i singulti, che però erano troppo forti, troppo intensi, e le uscivano dalle labbra incontrollabili, con il rumore di una vecchia marmitta bucata dalla ruggine. Era sola sul pontile di legno della spiaggia, che quel giorno era deserta.

Fantasmi nella laguna

Karen osservava silenziosa le imbarcazioni che sfrecciavano veloci nei canali, la moltitudine di turisti che affollavano gli stretti vicoli, gli stormi di piccioni che calavano a becchi spianati sui più sprovveduti che offrivano misere briciole,  provocando loro serie menomazioni e ferite mortali. Ah, Venezia. Era già stata lì, molti anni prima, ma la città rimaneva per lei affascinante ogni volta come fosse la prima.
    Mentre il viaggio in battello proseguiva, e il vento le scompigliava i capelli, ripensava al motivo per cui era lì. La Balena grigia. Era stata contattata la settimana precedente dal CIDMECDGCODEB (Centro Internazionale Di Monitoraggio E Censimento Dei Grandi Cetacei Opachi Dell’Emisfero Boreale), che l’aveva messa al corrente di alcuni presunti avvistamenti nella laguna veneziana di “qualcosa” di grandi dimensioni, forse un animale, forse un cetaceo, forse una balena. Forse una balena grigia. La Balena grigia. Karen era lì per scoprirlo.

La situazione precipita

Le certezze di Frank stavano crollando. Una dietro l’altra. Non c’era nulla da fare. L’omino verde lo stava osservando in silenzio con quattro occhi neri come la pece, tondi come palle da bowling e sporgenti come balconi vista mare. Talvolta bisogna arrendersi all’evidenza.

La gentilezza della mano monca

La ragazza non riusciva a smettere di piangere. Le era caduta la bottiglia di birra in acqua, ed era ancora mezza piena! Presa da un forte tremore, scivolò sul legno marcio del pontile. Sbatté la testa. Era sul punto di cadere in acqua, quando una mano l’afferrò e la tirò in salvo. L’ultima cosa che vide prima di perdere i sensi fu una brutta faccia (anche questo contribuì probabilmente a farla svenire) di un uomo sdentato e con una benda su un occhio. Sul collo era tatuata una mano monca.

Piste nella nebbia

Karen era arrivata al COMFELDREPDFEDFIPEN,DAC (Centro Oceanografico Marino Fluviale E Lacustre Di Ricerca E Protezione Della Flora E Della Fauna In Pericolo E Non, Dell’Area Circostante). Aveva subito incontrato il giovane Havvahalljehehnhehehed Kemjr Phethallhjhr, di origini arabo-boliviane, coordinatore del progetto MEIMPSOFLIQMACDOM (Misteriosi Eventi Inspiegabili Molto Probabilmente Soprannaturali O Fantascientifici Legati In Qualche Modo A Cose Di Origine Marina) sviluppato dal Centro Oceanografico negli ultimi anni, in risposta ai bizzarri eventi senza spiegazione che avevano iniziato ad interessare la zona della laguna. Dopo un incontro di quattordici ore consecutive con i ricercatori del Centro, nel quale le erano stati illustrati otto volte consecutive tutti i dettagli degli avvistamenti, Karen non sapeva più cosa pensare. I dati a disposizione non erano molto chiari, né la fonte molto attendibile. Da quel che si poteva dedurre, sicuramente una persona di sesso indefinito, di età compresa tra i 5 e i 98 anni, di statura più o meno media e con una certa corporatura, una notte, tra le 20.36 e le 04.59, aveva creduto di vedere, così aveva detto a qualcuno, una cosa, grande quasi come un palazzo di 7 piani, ma anche un po’ di più senza contare il tetto, molto scura, come un’ombra nella nebbia, che avvolgeva ogni cosa vicino al porto. La cosa era emersa dall’acqua e, forse, aveva fatto un suono, per poi allontanarsi con uno spruzzo di vapore.
    Un’altra versione raccontava invece di un marinaio ubriaco che era stato raggiunto dal fantasma di Moby Dick per essere punito delle sue scorribande da pirata nei mari d’Oriente. Peccato che Moby Dick non fosse una Balena grigia.
    Infine un altro avvistamento era quello riportato dettagliatamente da una pensionata settantacinquenne, che aveva narrato della sua disavventura: aveva appena fatto la spesa, ed era stata costretta a salire venti rampe di scale con due borse piene di pesanti scatolette di tonno per i suoi adorati gattini a causa dell’ascensore rotto. Aveva compiuto un enorme sforzo, e siccome soffriva di cuore aveva avuto un mancamento ed era scivolata sullo zerbino di casa, su cui era disegnata una grande balena sorridente. La vecchina si era poi resa conto di aver sbagliato condominio e se ne era andata maledicendo il tonno in scatola e gli zerbini a forma di balena sorridente.
    Ma Karen non era decisa a mollare. Proprio adesso che la Balena grigia era così vicina.

Universo

L’omino verde indicava con la mano (o almeno Frank la riteneva tale, anche se non ne era del tutto certo) una specie di disco di metallo lucente, al centro del campo di asparagi. La gigantesca astronave si illuminò. L’essere si allontanò da Frank e scomparve all’interno della nave spaziale, che si sollevò rapidamente in aria e scomparve in un lampo di luce fosforescente. Frank era ancora immobile. Dopo un po’ si rimise in sella alla sua sgangherata bicicletta e riprese il tragitto verso casa.
    «Gli extraterrestri non esistono, gli extraterrestri non esistono... non esistono...».
    Ma ora qualcosa non lo convinceva più molto.

Vacanze a-mare

«Fermo! È lei l’assassino!».
    L’ispettore Ed era seccato. Nemmeno in vacanza si poteva stare un momento tranquilli. Per fortuna il suo intervento era stato provvidenziale. Stava facendo una passeggiata lungo la spiaggia e, mentre osservava i grassi gabbiani planare tra i flutti, aveva notato una strana scena sul pontile lontano: una bottiglia di birra caduta in acqua, una ragazza svenuta, e una tragedia quasi avvenuta. Un tizio losco si era avventato sulla ragazza. Aveva visto qualcosa luccicargli nella mano. Un pugnale. Aveva corso, aveva urlato, l’aveva accusato. Ora era seccato. Aveva sbagliato. Si trovava in ospedale, dove era stata ricoverata la ragazza. Il tizio losco non voleva ammazzarla, ma solo evitare che cadesse in acqua. E in mano teneva una bottiglia di rum. Dannazione. Che figura. Come poteva essersi sbagliato così?
    «Ho bisogno di una vacanza».

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