Sbronza
Karen era sbronza. Se ne accorse quando centrò per
la settima volta il bersaglio con la freccetta. Decisamente, c’era qualcosa che
non andava. Non era mai stata brava con le freccette. Dannazione! Non era mai
stata brava in niente! Nemmeno nel suo lavoro, a cui aveva dedicato tutta se
stessa e tutta una vita. Anche Venezia alla fine si era rivelata un fallimento.
Un completo fallimento. Dannata Balena
grigia! Non avrebbe più cercato, basta, si era arresa.
«Barista,
versamene un altro!» biascicò contrariata appoggiandosi al bancone. Si sentiva
la bocca impastata, e le era difficile parlare con chiarezza. Maledetta Balena
grigia!
Sbronza/2
La giovane donna dai capelli rossicci, che aveva
passato tutta la sera ad armeggiare con le freccette, era chiaramente sbronza.
Sam se ne rese conto quando lei si avvicinò barcollando al bancone con in mano
un bicchiere vuoto e gli chiese un altro drink. Sì, era decisamente sbronza. E
a giudicare dallo sguardo fisso quella era una tipica sbronza da frustrazione-da-lavoro.
O da fallimento-sul-lavoro. Forse
tutte e due le cose insieme. A volte era difficile distinguere chiaramente. Sam
le versò comunque da bere. Certo ne aveva viste di sbronze nella sua vita, e l’esperienza
gli diceva che quello sarebbe stato il suo ultimo drink, quella sera.
Sbronza/3
Karen vomitò su uno dei clienti seduti al bancone.
Venne sbattuta fuori dal piccolo bar puzzolente e pieno di fumo.
«Non
siete voi che mi cacciate! Sono io
che me ne vado!» si trovò a gridare nella notte fredda di San Francisco. Si
incamminò barcollando per lo stretto vicolo buio. «Maleducati!» borbottò tra
sé. Uno adesso non poteva più neanche vomitare dove voleva. Quella era un’ingiustizia
bella e buona! Maledetti baristi, maledette sbronze, maledett… «Maledetti cani!» urlò infuriata. Maledetti
i cani e i loro escrementi puzzolenti che le persone si ritrovano tra i piedi
quando camminano per strada il sabato notte dopo una stramaledetta sbronza!
Tra i
piedi o, come nel suo caso, sotto.
Maledetta Balena grigia.
Presagi
Il vecchio si svegliò di soprassalto, con il cuore
in tumulto. Si rizzò a sedere nella piccola stanza buia, turbato. Fece un
profondo respiro per calmarsi. Si accorse di avere la fronte calda e sudata. Si
alzò e accese la luce; guardò l’ora: le 2 del mattino. Trafficò per un po’ con
il fornelletto a gas sul tavolo in un angolo e si preparò una tisana calda alle
erbe. Ah, proprio quello che ci voleva. Mentre sorseggiava calmo la bevanda
bollente i suoi pensieri correvano frenetici. Sarebbe arrivata presto. Non
sapeva ancora con precisione quando, ma sapeva che l’avrebbe cercato e che
l’avrebbe raggiunto. Non aveva molto tempo. Doveva riflettere e prendere una
decisione. Era una decisione importante. Avrebbe potuto rimediare a tutti i
torti commessi. Poteva essere la sua occasione. Spense la luce e si coricò,
ripiombando in un sonno agitato.
Vento e
rivelazioni
«Dannazione!». Karen decise che non era giornata.
Decisamente. Stava frugando nella tasca per recuperare le chiavi di casa, un
vecchio e muffito appartamento nella periferia di San Francisco, quando
un’improvvisa folata di vento le aveva schiaffato in faccia un foglio di
giornale ingiallito.
«Maledetto
vento! Maledetti giornali ingialliti, maledetti escrementi puzzolenti di cane
che le persone si ritrovano tra i piedi quando camminano per strada il sabato
notte dopo una stramaledetta sbronza, maledette sbronze! Maledetti baristi,
maledett-».
Non
poteva essere. Il suo sguardo era caduto sul foglio che le era appena finito in
faccia. Rilesse incredula. Non poteva essere. Aveva una nuova possibilità, una
nuova speranza. Aveva trovato la persona che l’avrebbe aiutata. La meta era di
nuovo vicina.
«Balena
grigia sto arrivando!».
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