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"In un presente non troppo lontano, una caccia spietata ha portato la Balena grigia sull'orlo dell'estinzione. Forse esiste ancora una speranza: l'ultima Balena. Toccherà a Frank, Karen, al vecchio Inyoshedo e ad altri inaspettati eroi il compito di salvarla. Riusciranno nell'impresa?"

sabato 3 gennaio 2015

#13 | Big Ben


Big Ben

La torre dell’orologio scandì l’ora con i suoi sonori rintocchi, che attraversarono Londra da un capo all’altro. Erano le due del pomeriggio, e un tiepido sole primaverile illuminava le vie della City. Tutto ciò non impediva a Clarissa Dalloway di essere seccata. Qualcuno aveva suonato alla porta, ma in quel momento non aveva tempo per i contrattempi. Doveva organizzare il party per quella sera.

Bang Bang

Una raffica di proiettili bucherellò in un istante la lamiera dell’auto di servizio. Brutta situazione, pensò l’ispettore Ed. Situazione di cacca, per essere precisi. L’inseguimento durava ormai da venti minuti, e non se ne intravedeva ancora la fine.
    «Svolta a destra! Li prendiamo di sorpresa sulla Quinta Strada!»
    «Ma, il regolamento…»
    «Al diavolo il regolamento, agente Tucker! Niente discussioni, mi sono spiegato?! ».
    Novellini.

Din don

Il campanello persisteva nel suo allegro trillare, indifferente all’ira crescente della signora Dalloway. Anch’ella appariva indifferente all’insistenza del fastidioso scampanellio, ma fingeva, nella speranza che lo sciagurato seccatore si arrendesse.
    Inutile. Perseverava.

Driiin

Septimus Warren Smith si stava divertendo. Non si era mai divertito tanto in vita sua. Da almeno quindici minuti era impegnato a suonare ininterrottamente il campanello della vecchia casa che gli stava di fronte, e nessuno gli aveva ancora aperto. Che cosa buffa.

Mani in alto!

«… Questa è una rapina!».
    L’ispettore Ed si schiaffò una mano sulla fronte, procurandosi un’improvvisa fitta di dolore, che andava a sommarsi all’emicrania di quel mattino. Maledizione!
    «No, Agente Tucker. Si dice “siete in arresto”, non “questa è una rapina”…»
    «Scusi, capo» disse quello con voce sbiascicata e sguardo vuoto, «mi sono lasciato prendere dal momento…».
    Nota importante, si disse, controllare le precedenti esperienze dell’agente Tucker… 

Squoooosh

Un tuono annunciò l’arrivo della pioggia, che non si fece attendere. Dannazione, pensò Frank.

Avanti!

Lucy, la domestica, scese a precipizio le scale, rassettandosi il grembiule macchiato. Grave mancanza, pensò tra sé Mrs. Dalloway. Una macchia sulla divisa di una domestica era una macchia sulla loro casa e sull’intera famiglia, un’onta all’onore e alla rispettabilità dei Dalloway. Poteva addirittura compromettere la buona riuscita del party di quella sera.
    «Ma non apre?»
    «Come?». Si accorse di avere un’espressione ebete dipinta sul volto. Non doveva perdersi nelle sue fantasticherie, come al solito. Non quel giorno, non quella sera, la sera del party. Si chiese se gli antipasti di uova di struzzo e caviale sarebbero stati apprezzati a sufficienza. Forse avrebbe dovuto optare per le ostriche.
    «Signora?».
    Troppo tardi. «Oh, sì, il campanello. Non lo… ehm… l’ho appena sentito, sì»
    «Ma sarà da mezzora che continua a suonare!»
    «Sì, be’…». Che insolente! Ma come si permetteva! L’avrebbe licenziata più tardi. «Orsù, che aspetti? Va’ ad aprire!».

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