Vecchie
cicatrici
L’interno della cella era freddo e buio. Solo una
sottile lama di luce fendeva l’oscurità: giungeva dall’alto, dalla piccola
apertura con le sbarre di ferro.
Luke era
seduto sulla panca fredda, con la testa fra le mani. Pensava al vecchio conto
in sospeso. Quella notte stessa sarebbe uscito da quella stramaledetta prigione
che puzzava di muffa. Aveva un piano; non doveva far altro che metterlo in
pratica.
Samantha
Samantha, la vecchia Samantha, la vecchia Sam, era
uscita nella brezza del mattino, in quella splendida giornata di primavera. Era
stata a prendere il letame per i suoi amati fiori, là, all’Emporio del
Pescatore, sulla collina. Era tornata sudata e affaticata, nonché tremendamente
maleodorante, con il suo sacco di concime sulle vecchie spalle rattrappite.
Aveva posato il sacco e aveva aperto la vecchia porta dipinta di verde della
vecchia casa sulla scogliera. Non le era bastato molto per capire che qualcosa
non andava.
«Qui
c’è puzza di morto», aveva sentenziato.
E non era il letame.
Evasione
Ben amava i turni di notte. Non c’era mai niente
da fare, e poteva appisolarsi alla guardiola senza paura di essere ripreso dal
superiore. Il lavoro nel carcere non era certo facile, ma ci si abituava in
fretta. Eppure… quella sera c’era qualcosa di diverso nell’aria. Cipolle? No,
quello erano i resti del pranzo… Annusò più profondamente. Tamarindo? Lavanda? No…
Rosmarino? Gomma bruciata? Nemmeno. Gas soporifero.
Puzza di
morto
«Ah, ecco, mi sembrava».
Samantha
era entrata in salotto. Non si era sbagliata. Il povero tappeto era tutto
macchiato di rosso. Accanto, a terra, giaceva il suo vecchio marito.
«Samantha?
Samantha, sei in casa?».
Qualcuno
si stava avvicinando. Era la vecchia Bet, la loro… La sua vicina.
«Ho
visto la porta aperta e così sono… Oh cielo!». Bet si coprì la bocca con la
mano. «Aiuto! Aiuto! Omicidio!», gracchiò con voce stridula.
Ed
Brutta storia, brutta storia davvero. Quando era
corso nella direzione da cui era provenuto il grido, si era ben presto
ritrovato in una situazione poco piacevole. Erano subito arrivati anche gli
agenti di polizia del luogo, ma gli era stato permesso, anzi, chiesto di rimanere, dopo che aveva
mostrato il distintivo. La vittima giaceva su un consunto e logoro tappeto, con
gli occhi sbarrati. Un colpo di pistola, dritto in fronte. Aveva ascoltato i
testimoni, e non sapeva proprio che pesci prendere. Non sapeva dire quale delle
due vecchiette fosse peggio: la vecchia sudata, urlante e in preda al panico o quell’altra,
dallo sguardo di ghiaccio e dalla stretta di ferro. Era la moglie della
vittima. Si chiamava Samantha, la vecchia
Samantha. Aveva letto nei suoi occhi fieri uno sguardo beffardo, quasi di
sfida. Ma l’ispettore Ed non era tipo da farsi intimidire facilmente.
Vendetta
Libero. Finalmente. Dopo trent’anni metteva piede
fuori dal carcere. Dopo trent’anni, Luke assaporò la tanto sospirata libertà.
Puzzava di formaggio rancido. Ma era libertà. Dietro di lui le sirene del
carcere lanciavano il loro allarme nella notte umida di San Francisco. Iniziò a
correre a perdifiato, a ridosso dell’alto muro tappezzato di pubblicità. Non
incontrò nessuno. Tutti a nanna, a quell’ora. Meglio per lui. Svoltò in un
vicolo deserto e si fermò dietro un cassonetto per prendere fiato. Lo sguardo
gli cadde su un foglio di giornale, a terra. Era la prima pagina del quotidiano
locale: “Frank, l’eroe dei gabbiani grassi”, con tanto di foto.
Ha! Dopo
tutti quegli anni… Il destino era per una volta dalla sua. Avrebbe avuto la sua
vendetta.
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