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"In un presente non troppo lontano, una caccia spietata ha portato la Balena grigia sull'orlo dell'estinzione. Forse esiste ancora una speranza: l'ultima Balena. Toccherà a Frank, Karen, al vecchio Inyoshedo e ad altri inaspettati eroi il compito di salvarla. Riusciranno nell'impresa?"

sabato 4 aprile 2015

#20 | Giallo.



Sfumature

«Mm». Frank era perplesso. Mm. Squadrò meglio la piantina dell’aeroporto disegnata sulla parete, in cerca dell’uscita. Dunque, mm. Aveva seguito la linea gialla fino al secondo corridoio, poi era sceso… No, no. Aveva seguito la linea ocra, poi aveva svoltato a sinistra, e poi a destra. Mm. O la linea giallo panna?

Giallo al cantiere

Il commissario Laurent era seccato. Davvero seccato. Strinse il bicchiere di plastica del mocaccino nella mano, fino ad accartocciarlo.
   «Agente Scott!».
   L’agente Scott entrò spalancando la porta dell’ufficio. Le tendine che coprivano il vetro della porta sbatterono. «Sì, commissario?»
   «Agente speciale Scott». Il commissario Laurent tamburellò con le dita sulla scrivania. Aveva un’aria piuttosto contrariata. «Ha appena telefonato il sindaco. Non è affatto contento».
   L’agente speciale Scott rimase in silenzio.
   «Da quant’è che va avanti questa storia, agente speciale Scott?»
   «Da… Be’, se intende il caso dell’omicidio al cantiere…»
   «Abbiamo forse altri casi al momento, agente speciale Scott?»
   «N-no»
   «Per l’appunto»
   «Be’… Il caso dell’omicidio sul cantiere…». L’agente speciale Scott si grattò con una mano dietro la nuca, asciugando con l’altra una goccia di sudore sulla fronte . «Saranno tre mesi. Sì, almeno tre mesi».
   «Per essere precisi sono quasi quattro. E brancoliamo ancora nel buio».

Formaggio

Sara aveva trovato un nuovo hobby. In realtà era stata un po’ costretta, a trovarsi un nuovo hobby. Era stata obbligata. Dal medico. “Deve fare più attività fisica, sa? Più attività fisica e stare molto all’aria aperta. Come crede che le scompaia tutta quella orribile ciccia strabordante che si trascina dietro, altrimenti?” le aveva detto, mentre si sistemava gli occhialetti sul naso adunco.
   Aveva cominciato con lo stare all’aria aperta. Ci aveva messo ben venticinque minuti per uscire e sedersi davanti a casa, diciotto dei quali solo per riuscire a disincastrarsi dalla porta d’ingresso. Diciotto minuti di sudato tormento. Per l’attività fisica… Be’, c’era tempo.
   Ora era in giardino, seduta su una seggiola di vimini scricchiolante davanti alla tela bianca. Con le dita tozze impugnava un pennello. All’inizio avrebbe voluto di dipingere i papaveri, quel magnifico campo di papaveri rosso papavero che si stendeva davanti alla sua bella casetta. Ma aveva finito il rosso. Per non parlare del rosso papavero. Aveva solo il grigio. E il giallo. Iniziò a dipingere la fetta di formaggio che si era portata per la merenda.

Ancora giallo

L’ispettore Ed era seccato. Molto seccato. Aveva già interrogato la testimone, nonché, per quanto lo riguardava, la principale sospettata di quell’orrido crimine nella casetta sulla scogliera. Samantha, la vecchia Samantha. Amante dei fiori, fedina penale pulita, detesta il caffè e i ficcanaso. Colore preferito giallo limone. Questo era tutto quello che erano stati in grado di dirgli gli agenti. Un pessimo inizio.

Sempre più giallo

Il commissario Laurent era seccato. Molto seccato. Erano passati più di tre mesi, e ancora non avevano ottenuto nessun risultato dall’indagine. Non uno straccio d’indizio, non uno straccio di prova, non uno straccio di traccia. Brancolavano nel buio più totale. Bussarono alla porta.
   «E ora che c’è?» sbottò infuriato. «Vi ho detto che non voglio essere disturbato se non è assolutamente necessario!» Era nervoso, oh se era nervoso. Avrebbero fatto bene a non innervosirlo ulteriormente.
   «E-hm… C-capo?». Gli spessi occhiali dell’agente Cowalsky si affacciarono cauti da dietro la porta dell’ufficio. «C’è il sindaco al telefono. Di-dice che è urgente»
   «Umpf. Passami la chiamata»
   «S-subito capo». La porta si richiuse. Il commissario Laurent alzò la cornetta del telefono sulla scrivania. «Signor sindaco! Cosa…? Il caso sul cantiere, sì. No. No. Nessun progresso, no. Sì, tre mesi. Quasi quattro, sì. Ecco, noi… Stiamo facendo il possibile, sa. Abbia-». La porta dell’ufficio si aprì di nuovo. Era l’agente speciale Scott. Il commissario gli fece cenno di tacere.
   «Come dice, signor sindaco? Cosa? Un altro… Un altro omicidio? Un cadavere nello stesso cantiere? Un ALTRO cadavere?». La cornetta gli scivolò di mano. Cadde con un tonfo sordo a terra.
   «Capo, si sente bene? Ha uno strano colorito… giallo».

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