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"In un presente non troppo lontano, una caccia spietata ha portato la Balena grigia sull'orlo dell'estinzione. Forse esiste ancora una speranza: l'ultima Balena. Toccherà a Frank, Karen, al vecchio Inyoshedo e ad altri inaspettati eroi il compito di salvarla. Riusciranno nell'impresa?"

martedì 21 aprile 2015

#21 | Tempo.



Attesa

L’orologio a pendolo batteva i minuti. Uno dietro l’altro, tutti uguali.

Flashback: George

«E da quanto tempo le capita, questo?» indagò il dottore.
    «Penso da una settimana. Una settimana, sì. Lunedì ho avuto per la prima volta il problema, quindi… fa una settimana». Ricordava bene quel maledetto lunedì. Oh, sì. I colleghi gli avevano riso dietro per tutto il giorno, dopo che se l’era fatta addosso come un bambino. Non gli era mai capitata una cosa tanto imbarazzante.
    «Mm»
    «Mi dica dottore» chiese cauto George, «è grave?».
    «Mm», si limitò a dire lui, osservando accigliato i risultati degli esami. «Signor Brown, da quanto ha iniziato a perdere i capelli?».
    Si trovò un po’ spiazzato dalla domanda. Cosa c’entravano i capelli? «Da un mese ormai. Sì, è circa un mese» disse dopo un rapido calcolo, «Dev’essere per lo stress. Sa, in questo periodo sono stato molto impegn-»
    «Mm», lo interruppe. «Le analisi parlano chiaro. Sì», sentenziò, facendo schioccare la lingua compiaciuto, soddisfatto per aver trovato la soluzione, «dev’essere così. Non ci sono altre spiegazioni. Lei, mio caro signor Brown, è vecchio».

Sandra Johnson muore in un incidente d’auto

Uscì nella fredda e gelida aria della notte, trascinando un passo dietro l’altro nella neve. Era dannatamente gelida quella notte, pensò. E lei era dannatamente ubriaca. Aveva passato tutta la serata attaccata alla bottiglia. No, forse non tutta. Un paio di volte era anche andata in bagno a vomitare. Poi aveva ricominciato a bere. Si sentiva la testa pesante. Sorrise.
    «Jack, sei uno stupido». Le parole risuonarono amplificate nel vuoto silenzio, lì fuori. E furono come una liberazione. Delle lacrime scesero lungo le guance; lacrime gelide, come la neve. Arrancò, nella neve. Non trovava le chiavi. Le aveva nella tasca della giacca, ne era sicura. Frugò un po’, con le mani intorpidite dall’alcol e dal freddo. Eccole, le chiavi. Le chiavi della macchina.

Turner viene licenziato

«Turner, sei licenziato». Il grido rabbioso del direttore non ammetteva discussioni.

Vecchiaia

«C-come, scusi?». George era allibito.
    «Ah, non sente bene? Vede che ho ragione! Lei è vecchio, signor Brown, mi creda. Vecchio, vec-chio, v-e-c-c-h-i-o!» esclamò il dottore.
    «Ma ho solo trentacinque anni!» protestò lui.
    «No no no, non è possibile. Mi faccia vedere la carta d’identità, per favore».
    Sempre più sconvolto per la piega che avevano preso gli eventi, George estrasse con mani incerte la carta d’identità dal portafoglio. «Ecco, vede. Trentacinque anni». La data un po’ sbiadita decretava chiaramente e senza ombra di dubbio, che la sua nascita era avvenuta il sedici aprile di trentacinque anni prima.
    «Mm…» mormorò il dottore, non ancora del tutto convinto. «Vedo però qui che la sua carta d’identità è scaduta» disse poi con tono trionfante, come se ciò confermasse in qualche modo la diagnosi. «Vede, signor Brown, è tutto contro di lei»
    «Ma-»
    «Mi creda, il rifiuto della malattia è una reazione comprensibile, ma solo accettandola, riuscirà a ritrovare la serenità. È meglio per lei, mi creda!».

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