Attesa
Flashback: George
«E da quanto tempo le capita, questo?» indagò il
dottore.
«Penso
da una settimana. Una settimana, sì. Lunedì ho avuto per la prima volta il
problema, quindi… fa una settimana». Ricordava bene quel maledetto lunedì. Oh,
sì. I colleghi gli avevano riso dietro per tutto il giorno, dopo che se l’era
fatta addosso come un bambino. Non gli era mai capitata una cosa tanto
imbarazzante.
«Mm»
«Mi dica
dottore» chiese cauto George, «è grave?».
«Mm», si
limitò a dire lui, osservando accigliato i risultati degli esami. «Signor Brown, da quanto ha
iniziato a perdere i capelli?».
Si trovò
un po’ spiazzato dalla domanda. Cosa c’entravano i capelli? «Da un
mese ormai. Sì, è circa un mese» disse dopo un rapido calcolo, «Dev’essere per
lo stress. Sa, in questo periodo sono stato molto impegn-»
«Mm», lo interruppe. «Le analisi parlano
chiaro. Sì», sentenziò, facendo schioccare la lingua compiaciuto, soddisfatto
per aver trovato la soluzione, «dev’essere così. Non ci sono altre spiegazioni.
Lei, mio caro signor Brown, è vecchio».
Sandra
Johnson muore in un incidente d’auto
Uscì nella fredda e gelida aria della notte,
trascinando un passo dietro l’altro nella neve. Era dannatamente gelida quella
notte, pensò. E lei era dannatamente ubriaca. Aveva passato tutta la serata
attaccata alla bottiglia. No, forse non tutta. Un paio di volte era anche
andata in bagno a vomitare. Poi aveva ricominciato a bere. Si sentiva la testa
pesante. Sorrise.
«Jack,
sei uno stupido». Le parole risuonarono amplificate nel vuoto silenzio, lì
fuori. E furono come una liberazione. Delle lacrime scesero lungo le guance;
lacrime gelide, come la neve. Arrancò, nella neve. Non trovava le chiavi. Le
aveva nella tasca della giacca, ne era sicura. Frugò un po’, con le mani
intorpidite dall’alcol e dal freddo. Eccole, le chiavi. Le chiavi della
macchina.
Turner
viene licenziato
«Turner, sei licenziato». Il grido rabbioso del direttore
non ammetteva discussioni.
Vecchiaia
«C-come, scusi?». George era allibito.
«Ah, non
sente bene? Vede che ho ragione! Lei è vecchio, signor Brown, mi creda.
Vecchio, vec-chio, v-e-c-c-h-i-o!» esclamò il dottore.
«Ma ho
solo trentacinque anni!» protestò lui.
«No no
no, non è possibile. Mi faccia vedere la carta d’identità, per favore».
Sempre
più sconvolto per la piega che avevano preso gli eventi, George estrasse con
mani incerte la carta d’identità dal portafoglio. «Ecco, vede. Trentacinque
anni». La data un po’ sbiadita decretava chiaramente e senza ombra di dubbio,
che la sua nascita era avvenuta il sedici aprile di trentacinque anni prima.
«Mm…»
mormorò il dottore, non ancora del tutto convinto. «Vedo però qui che la sua
carta d’identità è scaduta» disse poi con tono trionfante, come se ciò
confermasse in qualche modo la diagnosi. «Vede, signor Brown, è tutto contro di
lei»
«Ma-»
«Mi creda, il rifiuto della malattia è una
reazione comprensibile, ma solo accettandola, riuscirà a ritrovare la
serenità. È meglio per lei, mi creda!».
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