Autunno
Le foglie ingiallirono e caddero. Piovve. Era
iniziato l’autunno. Virginia si alzò tardi quel mattino.
Domande
Era una splendida giornata di sole, e lui se ne
stava seduto lì, assaporando quel momento di pace; il profumo dell’erba appena tagliata riempiva
il giardino. La faccia sorridente della bambina, un visino paffuto con due
occhietti vivaci, sbucò da dietro l’angolo della grande casa. Lui le sorrise di
rimando, e lei si nascose, divertita; si sporse ancora, sbirciando con un
occhietto scuro dal bordo del muro.
«Ciao!»
le disse. Lei sbucò dal suo angolino ridendo, e gli passò davanti di corsa,
verso l’altro angolo del giardino.
«Nina!
Vieni qui, non correre che cadi e ti fai male!». La voce della madre giungeva
dal lato della casa dove prima si nascondeva Nina. La donna, dalla figura esile
e minuta, svoltò l’angolo e gli venne incontro. Portava un vassoio con delle
tazze fumanti. «Ecco, ti ho preparato il tè». Lo raggiunse e gli si sedette a
fianco sulla panca, porgendogli una delle tazze prese dal vassoio.
«Grazie»,
le disse. «Ma…»
«Che c’è,
caro?»
«Ma io,
chi sono?»
Polvere
Saltò la colazione e passò direttamente al pranzo.
Ormai era mezzogiorno passato. Lasciò i
piatti a mollo nel lavello, già stracolmo dalla sera prima. Dette un’occhiata
in giro, contemplando quella desolazione. Non solo la cucina era un disastro,
ma anche il salotto, con il divano e le poltrone coperte di polvere, era in
condizioni pietose. Il tappeto era lurido e macchiato di unto, il lampadario al
centro della stanza pendeva sbilenco. Ai lati della porta d’ingresso, i due
grandi vasi ospitavano piante ormai secche e morte. E la situazione non
migliorava al piano di sopra.
«Così non
va, Virginia» si disse. «Devi fare qualcosa.» Già, ma da dove cominciare?
Frank
Frank soffriva di mal d’aria. Aveva sempre sofferto di mal
d’aria. Fin da quando un giorno la zia Desy l’aveva portato a visitare il museo
dell’aeronautica Militare di Pennington. Solo la vista degli arei gli aveva
provocato la nausea. Da allora ne aveva sempre sofferto. E ogni volta se ne
dimenticava, dannazione!
Distolse lo
sguardo dal finestrino dell’aereo, sforzandosi di trattenere i conati. Pensando
alla crociera che lo attendeva. Sperò di non soffrire il mal di mare.
Caro Leonard
«Virginia, su. Non puoi farcela da sola». Alla fine si
decise. Tirò fuori i fogli da lettere dal cassetto della polverosa scrivania.
Prese la penna. Sospirò. Detestava chiedere aiuto. Caro Leonard, …
Risposte
«Devi capire chi sei» gli disse la donna,
scostandosi una ciocca di capelli neri che le era scivolata sulla fronte. Era
china ad accarezzare il gatto grigio che era sbucato dalla siepe, ora disteso
sull’erba. Il gatto lo osservava con i suoi occhi gialli. «Devi capire prima
chi sei, per sapere dove stai andando». Il gatto si divincolò dalle carezze
della donna. Con un balzo leggero saltò sulla panca, e iniziò a strusciarglisi
addosso, facendo le fusa.
«Mm. Va
bene» mormorò lui, «va bene, ho capito».
Nessun commento:
Posta un commento