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"In un presente non troppo lontano, una caccia spietata ha portato la Balena grigia sull'orlo dell'estinzione. Forse esiste ancora una speranza: l'ultima Balena. Toccherà a Frank, Karen, al vecchio Inyoshedo e ad altri inaspettati eroi il compito di salvarla. Riusciranno nell'impresa?"

venerdì 23 ottobre 2015

#26 | Della scrittura e altri disastri.



Lo scrittore

Accese il laptop alla sua scrivania; fuori la notte inscuriva tremendamente. Si sistemò gli occhiali con un dito, aprì un nuovo documento di testo, e prima di iniziare a scrivere assaporò un sorso di caffè bollente dalla tazza fumante.
    Iniziò a battere sulla tastiera, con tutta la terribile drasticità e la consistente indifferenza di cui disponeva.

Caro Leonard

Caro Leonard, ti scrivo per farti sapere che sto bene. La nuova casa è grande e spaziosa, e dopo che l’avrò sistemata sarà perfetta. Forse però è un po’ troppo grande per una persona sola.
    Ma io… Non sono sola. Non del tutto, non proprio, non completamente. E non sono soltanto le voci nella mia testa, a rincorrersi sibilline, enigmatiche, sofferenti. Le voci dalle quali sono in fuga da tempo, come ben sai. Sono le voci fuori! Là fuori! Laggiù in cantina, nei cespugli di rododendro in giardino, dietro l’anta dello sgabuzzino delle scope… Mi rincorrono, mi sussurrano, mi… Mi vergogno a dirlo, ma mi spaventano.
    Ebbene, mio caro Leonard, devi sapere che mi sono tormentata a lungo prima di decidermi a scriverti. Non volevo essere causa di ulteriori preoccupazioni per te, oltre a quelle che già ti derivano dal tuo lavoro e quelle che ti causa il mio stato di salute cagionevole. Non sapevo che fare. Dopo che ho scorto quel lenzuolo bianco vagare per casa con uno strascico di catene al seguito, ho pensato che forse era il caso di avvertirti.

Lo scrivere

“… drammaticamente incongruo incognito, era sembrata sul punto di perders cadere nel buio nella tenebra del nulla, quel nulla" … "fatto di niente, in cui non c’è esiste altro che la suprema a-“
    Smise per un istante di battere furiosamente sulla tastiera fumante. Com’era quella parola? Ab… Abb… Abdicazione. Abbreviazione. Ab. Abbecedario. No. Ab… Abnegazione!
    “… che la suprema abnegazione”
    No, suonava male.
    Mm… Oh, che disperazione. Disperazione!
    “… che la suprema disperazione…”

Caro Leonard/2

Ma ti ripeto, io sto bene. Non darti troppa pena per me, forse non me lo merito. Non dopo quello che hai passato per causa mia. Non dimenticherò mai la tua fermezza e il tuo coraggio, e per ciò te ne sono grata.
    Comunque scriverti mi ha fatto bene, mi sento già più sollevata. Era da settimane, ormai, che non prendevo in mano una penna. Sai, troppe inquietudini, troppi rimorsi ancora da lenire. Ma pian piano ritrovo la voglia di scrivere. Forse una storia sta nascendo, dai tumulti infiniti dei miei pensieri.
    Rispondimi, se puoi. Tua, Virginia.

Lo scritto

 Scriveva da sempre, da quando poteva rammentare. Era la sua ragion d’essere, aveva sempre scritto, anche quando la vita lo aveva fustigato con i suoi atroci tormenti, anche quando il mondo gli aveva voltato le spalle e la speranza, quell’umile piccolo lume pigolante che rimaneva di speranza in questo terribile e atroce mondo incerto e drammaticamente incognito, era sembrata sul punto di cadere nella tenebra del nulla, quel nulla fatto di niente, in cui non esiste altro che la suprema disperazione ultima di tutte le cose, sì, proprio quel nulla. Aveva sempre scritto e lo avrebbe sempre fatto. Era la sua ragione di vita.

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